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Arte astratta ed arte informale
di Vilma Torselli
pubblicato il 28/03/2007
Rappresentazione descrittiva e rappresentazione creativa, due modi diversi di esprimere una visione del mondo: nascita della pittura informale, risposta alla crisi sociale e culturale del periodo dopo la II guerra mondiale.
Dall'inizio della storia dell'uomo, l'arte si è assunta il compito di rappresentare il mondo attraverso codici multipli, atti a spiegare la realtà all'uomo attraverso l'opera dell'uomo.
Come osserva Alessandro Tempi, le spiegazioni del mondo si possono dividere in quelle che egli definisce rappresentative di tipo descrittivo, derivate da dati empirici, sperimentali, provati, scientifici, e altre definite creative, che utilizzano mezzi non conformi, non convenzionali, inconsueti, creati appositamente per la rappresentazione specifica.
Storicamente si può vedere come, a seconda dei tempi e della cultura di un'epoca, del suo sviluppo scientifico, della sua dottrina filosofica, i due concetti di rappresentazione e creazione abbiano coinciso o meno, in varie misure, fino a che, nel tardo '600, l'arte si configura come un mondo a parte, soggetto ad una sua legge, l'estetica, territorio degli artisti, creatori di opere estetiche, confinata nel museo, staccata ed avulsa dal resto del mondo, depositaria della rappresentazione anche storica ed antropologica delle vicende umane.

Alla metà dell' '800, con la nascita prima della fotografia, poi del cinema, ha inizio quella che il filosofo Heidegger chiama "die Zeit des Weltbildes", l'epoca dell'immagine del mondo, nella quale il compito di rappresentare non viene più delegato all'arte, sussistendo mezzi e tecnologie più adatte, precise ed affidabili per farlo, e l'arte, estromessa dall'universo della rappresentazione, cessa di essere lo specchio della natura, di essere la depositaria di diversi saperi, di avere un ruolo storico nello svolgersi della vita dell'uomo: l'arte si trova nelle condizioni di dover ridefinire il proprio ruolo, il suo territorio di apparteneza, il suo stesso, intrinseco significato.
Attraverso l'autoanalisi che l'arte compie su se stessa, la presa di coscienza della propria autonomia, l'identificazione di proprie peculiari specificità, dell'essenza estetica che le compete, nasce l'arte moderna.

Questa lettura sintetica e semplificata delle origini dell'arte moderna ci porta subito in medias res, all'Impressionismo, il movimento culturale che dà l'avvio ad un profondo processo rinnovativo del concetto di arte, tuttavia il più grande anticipatore del rinnovamento è un impressionista atipico, Paul Cezanne, impressionista all'origine, poi geniale anticipatore del Cubismo, movimento che destruttura e defigura l'immagine, preparando quella che sarà l'estetica dell'Astrattismo e dell'Informale del secondo dopoguerra.

Queste due correnti realizzano in modo definitivo l'emancipazione dell'arte da ogni aspirazione alla rappresentazione, con loro l'arte diventa creazione della realtà, non raffigurazione di essa, risponde solo a sé stessa ed è depositaria di una conoscenza autoreferenziale che riconosce la sua essenza nell'atto creativo stesso.
L'Astrattismo ha varie anime, quella razionale e ascetica delle opere di Mondrian, dove assume un'impronta essenzialmente intellettuale, quella lirica e sognante dei dipinti di Kandinskij, dove prevale la componente emotiva, a seconda del rapporto in cui l'artista si pone nei confronti della realtà, in un caso ridotta ad immagine mentale, nell'altro talmente alterata e trasfigurata da renderne irriconoscibile la rappresentazione.
Ciò che va rilevato è che l'Astrattismo, nelle sue varie forme, compie in sostanza un'opera di allontanamento, di astrazione, di straniamento dalla realtà naturalistica, mutevole e fenomenica, entro la quale viviamo, il che implica, comunque, l'intenzione di rapportarsi con essa, se non altro per negarne o stravolgerne le forme, secondo la ricerca consapevole di una spiegazione filosofica, e in definitiva razionale, del legame referenziale fra immagine e realtà.

Sul tema dell'Astrattismo è particolarmente significativo un libro scritto nel 1908 da Wilhelm Worringer, fra i primi ad utilizzare tale termine, "Astrazione e Empatia", che analizza la posizione in cui si pone l'uomo nei confronti della natura, distinguendo un atteggiamento di einfuhlung (empatia), un sostanziale equilibrio, una comunione spirituale fra essere umano e mondo reale, da un atteggiamento di rifiuto, di angoscia e precarietà per la condizione dell'essere uomo.
Secondo Worringer, proprio da questo stato di estraneità fra essere umano e natura nasce il desiderio di allontanamento da essa, la volontà di astrarsi, e proprio da questo rapporto non naturalistico deriva la rappresentazione non conforme di una realtà alla quale l'artista non riconosce di appartenere, dando quindi origine alla pittura astratta.

La seconda guerra mondiale, un'immane tragedia che sconvolge in profondità la coscienza storica e filosofica dell'umanità, incide in modo molto significativo sulla struttura culturale del tempo, e sull'arte in particolare.
La necessità di rifondare una società disgregata, il desiderio di rinnovamento e di rinascita, la necessità di esprimere liberamente tensioni e pulsioni interiori in modo immediato, spingono l'evoluzione del linguaggio artistico dei pittori dell'epoca verso posizioni trasgressive e antitradizionaliste, come sempre era avvenuto in passato quando si affermava il desiderio di cambiare (basti pensare al Dadaismo e ai movimenti avanguardisti in genere), di rompere i ponti con il passato, qualunque esso fosse: in questo caso, di quel passato faceva parte anche l'Astrattismo.

In questo clima storico-culturale si afferma la pittura informale, che si configura subito come antagonista del passato, come rifiuto di qualsiasi legame culturale con esso, peraltro già reciso dalla guerra, come trionfo dell'irrazionale e negazione di quel substrato intellettuale e spirituale che caratterizzava la pittura astratta.
Come sempre, l'Informale ha relazioni e dipendenze dal passato che pure nega, collegandosi soprattutto ai recenti movimenti artistici europei, dall'Impressionismo in poi, a conferma che la storia dell'umanità, e con essa la storia dell'arte, si svolge senza soluzione di continuità e che ogni presente è figlio del suo passato: ha la carica emotiva dell'Impressionismo, l'anticonformismo del Dadaismo, l'aggressività dell'Espressionismo, il misticismo del Surrealismo.

Particolarmente significativa è, nell'ambito della pittura informale, l'opera dell'americano Jackson Pollock, il quale, forse perchè americano ed in un certo senso più avulso dalla cultura pittorica precedente eminentemente europea, concretizza il suo linguaggio poetico in un gesto liberatorio che simbolicamente cancella ogni traccia del passato inventando un nuovo modo espressivo anche formale (action painting, dripping), sorprendente, trasgressivo, eppure così memore dell'empatia di tanta pittura europea data per superata, divenendo il più significativo rappresentante dell'Espressionismo astratto americano.

L'arte informale nasce negli anni '50 a seguito di una serie di esperienze artistiche nell'ambito della ricerca sulla forma intesa come tutto ciò che ha un aspetto, un contorno che lo definisce, una connotazione visiva: il termine "art informel" viene coniato nel '52 dal critico francese Michel Tapié, il maggior divulgatore di questa tendenza, comparendo in un suo testo, "Un art autre", dove egli interpreta in termini di "art autre" l'opera di Dubuffet.
Negando il concetto di forma, che l'Astrattismo conserva nella accezione di essenza geometrica delle forme reali, di elaborazione immaginativa della realtà attraverso la creatività dell'artista, l'Informale amplia notevolmente il concetto di arte e l'ambito dell'azione artistica, dissolvendo le separazioni tra le varie tipologie di linguaggio, le differenze formali tra le varie categorie espressive, divenendo la matrice indifferenziata, e per certi versi ambigua, di pressoché tutta la produzione artistica moderna.
Trattandosi di una definizione molto ampia, ha lo svantaggio di favorire una eccessiva omologazione di espressioni artistiche anche molto distanti tra loro, annullando le significative diversità che fanno dell'arte moderna un fenomeno variegato e vivo, al ritmo con il divenire del mondo d'oggi.

Le due correnti principali che si identificano all'interno dell'Informale sono quella gestuale, esemplificata dall'opera di Jackson Pollock, e quella materica, che si afferma soprattutto in Europa (Dubuffet, Burri, Tapies), ma si possono collocare in questo movimento anche lo Spazialismo di Lucio Fontana, per certi versi egli stesso un action painter, e la pittura segnica, di cui in Europa Giuseppe Capogrossi è uno dei principali rappresentanti.

La pittura segnica in realtà pone verso la forma un rifiuto meno netto, soprattutto le attribuisce un nuovo significato, la trasforma in segno, un elemento grafico che non ha un significato semantico, ma solo formale, con valenza calligrafica in un alfabeto inventato dall'artista, con una sua riconoscibilità visiva convenzionale non contenutistica.
E' interessante notare come, parallelamente alla pittura segnica europea, si sviluppi in America una tendenza calligrafica lì derivata dall'elaborazione grafica dell'ideogramma cinese, con risultati di grande interesse in molti artisti appartenenti all'Espressionismo astratto, come Franz Kline, Adolf Gottlieb, Mark Tobey.

Si vede come l'Informale, che nasce in Francia e poi interessa tutta l'Europa con riscontri anche oltre oceano, sia un campo non solo vasto, ma anche indefinito e come molti artisti informali si possano identificare contemporaneamente come gestuali e materici e segnici, cosicché appare più corretto analizzare separatamente la loro opera e ricercare per ognuno un profilo individuale, senza eccessive preoccupazioni di forzate classificazioni.

* articolo aggiornato il 6/04/2013


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