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Il movimento fauve
di Vilma Torselli
pubblicato il 25/03/2007
La scoperta della potenzialità di comunicazione emotiva del colore e della linea, in chiave pre-espressionista.
"Per rendere un paesaggio d'autunno, non cercherò di ricordarmi quali tinte si convengano a questa stagione ma mi ispirerò solamente alle sensazioni che essa mi procura"(Henri Matisse)

Il movimento dei Fauves (che in francese significa "fiere" ed in italiano assume il significato di "feroci, selvaggi", intendendo il termine in senso inizialmente dispregiativo), sorge in Francia nel 1904 per dissolversi nel 1908, e rappresenta, nonostante la sua breve vita, una fase determinante della storia dell'arte moderna, per la quale si fissa l'origine ufficiale proprio da una manifestazione fauve, la collettiva al Salon d'Automne di Parigi nell'anno 1905.
Il gruppo dei Fauves era costituito da giovani pittori molto diversi tra loro per linguaggio figurativo, ispirazione ed orientamento, tuttavia si consolidò ben presto un sodalizio efficiente ed organizzato nel quale si evidenziarono chiaramente le istanze su base comune e le affinità di intenti, generando un tipo di pittura se non omogenea tra tutti i componenti, sicuramente incisivamente connotata in modo coerente.
I più noti rappresentanti del movimento Fauves sono Matisse, Derain, de Vlaminck, Braque, Marquet, Friesz, Dufy, Manguin, Puy, Van Dongen, Valtat, Rouault, con chiara predominanaza di Matisse come figura di carisma maggiore, propulsore ed organizzatore del gruppo.
Non a caso proprio Henri Matisse fu l'unico a rimanere fedele e a sviluppare coerentemente le premesse fauve, mentre altri pittori del movimento, compreso Braque, finirono per disperdersi nel timore di immobilizzarsi su posizioni artificiosamente polemiche e non costruttive.

La base di partenza dei Fauves è una posizione antiaccademica, contro le involuzioni decadentiste della pittura impressionista, intellettualisticamente ripiegata su canoni immobilisti, incapace di rinnovarsi. Ciò che ne deriva è la ricerca di nuovi mezzi espressivi: contro il naturalismo edonistico dell'Impressionismo, essi esaltano l'indipendenza della rappresentazione pittorica dal reale, dalle leggi matematiche della prospettiva, del volume, della forma, dall'uso del colore secondo le regole cromatiche ed adottano una tavolozza di "puro colore", molto violenta e vivace, con accostamenti intensi e dissonanti, lontana da ogni naturalismo, attenta solo allo stato d'animo dell'artista.
Mentre viene enfatizzato l'aspetto cromatico staccandolo dalla naturalità, contemporaneamente la forma viene esonerata dal compito della raffigurazione tradizionale per essere definita dalla stesura piatta del colore nel massimo disinteresse per le proporzioni canoniche, il ritmo compositivo ricerca risultati di intensa emotività al di là di ogni preoccupazione meramente estetica, tanto che, talvolta, si può leggere la volontaria ricerca di un'arte "brutta", in antitesi all'esaltazione dell'armonia e della bellezza compiuta dall'arte ottocentesca.

Sono molto chiari i rapporti con Vincent Van Gogh, con Gauguin, i richiami al Simbolismo e al Divisionismo, dei quali tuttavia si critica la parte teorica, le analogie con il pre-cubismo nell'esaltazione del primitivismo, soprattutto sono evidenti le analogie con l'Espressionismo e con la poetica dell'inconscio che sarà comune a tanti movimenti avanguardisti del novecento.
L'importanza del movimento Fauves si può in definitiva individuare nella scoperta della potenzialità di comunicazione emotiva sia del colore che della linea, nella rivalutazione dell'irrazionalità, nel riconoscimento dell'istinto come componente essenziale dell'animo umano, nella accettazione del sentimento, della "animalità" nell'uomo, elementi che decreteranno la definitiva caduta dei valori fondamentali dell' '800 e del Romanticismo, preparando così la via alla nascita e allo sviluppo dell'arte moderna.


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