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Il multiplo
di Vilma Torselli
pubblicato il 9/04/2007
L'opera d'arte fra unicità e serialità.

"La mia Provenza è il supermarket". (Andy Warhol)

Si definisce multiplo la riproduzione dell'opera artistica, già preventivamente realizzata per essere prodotta in serie in più esemplari, sia con metodo artigianale, sia con le modalità tipiche dell'industrial design, comunque in modo che ogni esemplare sia assolutamente identico agli altri.
Come accade per le litografie o le serigrafie, il multiplo è solitamente numerato e firmato, ma esistono anche serie di multipli illimitate, nel qual caso con più scarso valore commerciale per ogni singolo esemplare.
Il multiplo viene solitamente realizzato senza la presenza o l'intervento dell'autore, che invece spesso partecipa all'esecuzione dell'opera quando si tratta di litografie, anzi molti artisti stampano addirittura essi stessi le loro incisioni per controllare la qualità di ogni esemplare, specie se si tratta di un'edizione a tiratura limitata: il multiplo è quindi, tra le riproduzioni d'arte, il più prossimo all'oggetto industriale seriale.

Come la società in cui si sviluppa, l'arte oggi vive in funzione dei mezzi di diffusione e di comunicazione di massa, ne rispecchia le modalità espressive, denuncia le incertezze di un sistema in continuo cambiamento nel quale la molteplicità, che talvolta diventa eccesso, distrugge i riferimenti certi, immutabili e unici del nostro immaginario collettivo: il concetto di multiplo d'arte, inteso come ripetitività di un'opera in un numero imprecisato di copie, si lega inevitabilmente, per contrasto, a quello dell'unicità dell'opera d'arte, destinata a scomparire forse definitivamente anche per l'avvento della digital art e per le profonde mutazioni che coinvolgono oggi lo stesso concetto di arte, ed è l'esempio più chiaro di come nella moderna società l'oggetto artistico possa essere visto principalmente come oggetto da sfruttare economicamente e commercialmente.

Molti artisti hanno prodotto multipli secondo le loro idee ed i loro scopi, anche se è la Pop Art che, per eccellenza, ha adottato e valorizzato questa forma di riproduzione artistica, come ben si può capire dalla poetica portata avanti da questo movimento e da Andy Warhol in particolare, il simbolo assoluto della pop art e della fine dell'opera d'arte come pezzo unico ed irripetibile.

Numerosi sono gli artisti pop americani, oltre a lui, che realizzarono serie di multipli, Tilson, Lichtenstein, Oldenburg, tra gli italiani va ricordato Bruno Munari, fondatore dell'Arte Programmata, che negli anni '60 realizza vari multipli, fra cui 10 esemplari della prima ed unica macchina aerea del 1930, e poi multipli collegati tra loro in struttura continua dove "......l'insieme dei moduli può essere considerato come un particolare di un infinito modulato riconoscibile dalla forma base del modulo ma non prevedibile come forma finale".

In realtà anche una forma d'arte standardizzata come il multiplo si presta ad un margine di personalizzazione più o meno spinto, accade nel caso dei multipli collegati di Munari, accade in alcuni multipli di Warhol, praticamente semplici fotografie, quando egli stesso inteviene su di esse modificando a pennellate, con dettagli unici, ogni singola immagine e rendendo ogni multiplo diverso dagli altri ad esprimere una molteplicità ed una varietà di stati d'animo.

Appare evidente uno scontro dialettico fra unicità e serialità che forse ha oggi la possibilità di comporsi in un mondo in cui arte ed industria possono essere vissute come strade parallele, non necessariamente alternative o conflittuali, ma convergenti nell'oggetto che riunisce progetto, idea, stile, bisogno, tendenza, unendo la libertà inutile dell'arte ed il rigore oggettivo di un progetto serializzato per una diffusione sociale allargata al complesso e stratificato universo dell'onnivoro consumatore moderno.

link:
Andy Warhol, Time capsule


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