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Arte e epilessia
di Vilma Torselli
pubblicato il 24/04/2007
La xantopsia di van Gogh e l'epilessia di molti artisti famosi, conferma di uno stretto rapporto relazionale tra mente e corpo, tra stato psicofisico ed espressione artistica.
Malattia misteriosa, morbo sacro, male oscuro avvolto da un alone magico sia per la sua sconosciuta eziologia sia per la assoluta inadeguatezza della farmacopea a disposizione, l'epilessia è stata in antichità una patologia temuta e osservata con curiosità e rispetto.
Ma oggi, afferma il prof. Giuliano Avanzini, Direttore del Dipartimento di Neuroscieze cliniche all'Istituto Nazionale Neurologico C.Besta di Milano e Presidente della International League Against Epilepsy (ILAE), "Per la medicina moderna l’epilessia è una condizione caratterizzata dalla presenza di episodi accessuali (le crisi) che si ripetono in modo apparentemente spontaneo nel tempo.....", una condizione neurologica cronica o transitoria, nota, controllabile e gestibile grazie agli enormi progressi scientifici e farmacologici compiuti specie in questi ultimi anni.

La casistica dimostra che la diffusione di questo "male" , che colpisce tra lo 0,6 e l'1 % della popolazione, è praticamente omogenea nei vari strati sociali, per ogni grado di cultura e per ogni tipo di attività (si calcola che attualmente 50 milioni di persone nel mondo soffrano di epilessia), anche se ovviamente la storia ci ha dato notizia solo dei personaggi più famosi affetti da questo disturbo: erano epilettici Alessandro Magno, Giulio Cesare, Socrate, Pietro il Grande, Napoleon Bonaparte, il compositore George Frederick Handel, il filosofo Nietzsche, gli scrittori Moliére, Flaubert, Byron, Torquato Tasso, Dostoevskij, Dickens e, in età senile, Francesco Petrarca, Lewis Carroll, l'autore di "Alice nel paese delle meraviglie", il matematico Isaac Newton, oltre al Cardinale Richelieu, papa Pio IX, lo zar Pietro il grande, Alfredo Nobel, lo svedese creatore dell'omonimo premio, e molti altri, fra i quali si annoverano anche note personalità che hanno segnato il corso della storia dell'arte con l'incisività della loro opera, quali ad esempio Michelangelo Merisi detto il Caravaggio e Vincent Van Gogh.

Sebbene la psicopatologia che afflisse per tutta la vita Vincent Van Gogh non sia ancor oggi stata chiaramente esplicitata, tuttavia quando, nel 1889 egli si fa ricoverare volontariamente nella clinica di Saint-Rémy in Provenza, la diagnosi (o meglio la sintomatologia), per quanto vaga, descritta dal medico curante dott. Felix Rey sulla sua cartella clinica dice: "Il signor Vincent Van Gogh soffre di una qualche forma di epilessia".
Pur con i limitati mezzi di indagine di allora, si stabilisce con certezza che il paziente soffre di una forma di psicosi epilettica o "latente epilessia mentale" in cui dopo uno "stadio crepuscolare", si manifestano attacchi di panico e allucinazioni a cui egli reagisce con atti di violenza anche autolesivi, seguiti da uno stato di torpore.

Il fatto che per lunghi intervalli di tempo la malattia restasse allo stato latente e non si manifestasse, permetteva a Van Gogh di tenere in quei periodi un comportamento apparentemente normale, senza tuttavia attenuare la componente schizofrenica della sua patologia, alimentando quel profondo ed acuto malessere interiore che lo porterà al suicidio a soli 37 anni.

Vincent Van Gogh
"Seminatore al tramonto",
1888, olio su tela di 64x80,5 cm
Un'ipotesi scientificamente fondata fa risalire il famoso "giallo Van Gogh" ad una percezione anomala che egli aveva per questo colore a causa dell'assunzione di digitale, farmaco usato allora per contrastare gli attacchi epilettici, che può produrre una intossicazione in grado di compromettere le normali percezioni sensoriali provocando xantopsia, "disturbo visivo, riscontrabile in alcune intossicazioni, caratterizzato dalla visione gialla degli oggetti bianchi e dalla visione violetta degli oggetti scuri" (De Mauro,"Dizionario della lingua italiana").
Questa alterazione indotta è particolarmente evidente in un dipinto del 1888 (Van Gogh morirà dopo soli due anni), "Seminatore al tramonto", dove predomina il colore violetto, del tutto incongruo e tuttavia coerente con la sua personale visione crepuscolare.
E forse non è casuale che poco tempo prima del suicidio, Van Gogh dipinga un ritratto del suo medico personale, il dottor Paul Ferdinand Gachet, neurologo e omeopata, assorto e pensoso davanti a due rametti fioriti di digitalis purpurea, pianta dalla quale ricavava tinture madri e medicamenti omeopatici.

Ancora una volta dobbiamo chiederci quanto la malattia fisica possa aver influito sulla scelta di soluzioni di tipo creativo ed intellettuale, in virtù dell'indissolubile intrico di relazioni che legano il corpo e la mente di ognuno di noi, in una visione dell'uomo che non può essere che globale ed unitaria.
Su questo rapporto, particolare importanza rivestono gli studi del neurobiologo Semir Zeki , teorico della base neurologica dell'estetica, che ha elaborato il concetto di Neuroestetica partendo dallo studio delle regioni cerebrali deputate alla visione e alla percezione del colore.

Antonio Ligabue era soggetto, in età adulta, a frequenti attacchi epilettici che complicavano ulteriormente una vita tormentata dalla follia e dall'emarginazione, era epilettica, per un trauma cranico subito in età giovanile, Roska Oskardottir , ecclettico personaggio tra i più noti dell'arte islandese contemporanea, era epilettico Sir Kyffin Williams, pittore inglese che si indirizzò a dipingere con fini terapeutici e che divenne poi Presidente della Royal Cambrian Academy, lo era Edward Lear, inglese nato a Highgate, vissuto nell' '800, scrittore, pittore, disegnatore, illustratore e molti altri artisti più o meno famosi, che testimoniano come questa malattia, quand'anche non favorisca l'espressione artistica, certamente non la impedisce e probabilmente la orienta verso un linguaggio di tipo espressionista, nel solco di una ricerca interiore spesso sofferta: sono esempi illustri che possono contribuire ad abbattere i pregiudizi e le superstizioni che, in parte, circondano ancora oggi questa patologia.

link:
Vincent Van Gogh e Antonin Artaud, l'incontro di due follie
TLE: l'epilessia del lobo temporale come "terra di nessuno"
I colori di Vincent

La malattia serve all'artista?
Il binomio genio-follia e le sue potenzialità creative

* articolo aggiornato il 7/01/2016


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