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Fernand Léger, "Donna in blu"
di Vilma Torselli
pubblicato il 30/04/2007
Rivisitazione personale della lezione cubista nel cromatismo vivo e squillante di un artista che sintetizza in modo originale molte correnti avanguardiste.
"Fernand Léger assomigliava a un quadro di Fernand Léger".
(André Maurois)

Fernand Léger (1881-1955) giunge a Parigi dalla nativa Normandia nel 1900 ed inizia la sua attività come disegnatore di architettura, ma la sua vera passione è la pittura, e come pittore esegue le sue prime opere secondo le caratteristiche del più conforme stile impressionista.
Come molti giovani artisti della sua generazione, rimane fortemente impressionato dalla retrospettiva di Cezanne nel 1907, un evento che sarà determinante anche per il giovane Picasso, con il quale Léger instaura rapporti di amicizia, tanto che, nel 1910, espone con lui e George Braque alla Galleria di D-H Kahnweiler, due anni dopo sede della sua prima personale.
La lezione di Cezanne, che propone una lettura della realtà non naturalistica, ma intellettuale e mentale in grado di ricostruirla nei termini della geometria che ne regola l'intima struttura, sarà determinante per Léger che dice :"Cézanne mi ha insegnato l'amore per le forme e per i volumi, mi ha fatto concentrare sul disegno.....".
Egli sente che l'epoca dell'edonismo impressionista è definitivamente tramontata, che non è più il momento della melodia, che " il disegno deve essere rigido, niente affatto sentimentale", giungendo a definire il suo stile nei termini di "una struttura pittorica funzionante come una macchina" , come osserva Emilio Tadini.

Il quadro "Donna in blu", 1912, un olio su tela di 193 x 130 cm, è di chiara influenza cubista nella ricerca volumetrica che costruisce la forma attraverso l'individuazione di elementi geometrici semplici in una rappresentazione spaziale complessa, ma il cromatismo è assolutamente lontano dalla lezione di Picasso o Braque e contiene già quelle che saranno le caratteristiche fondamentali di Léger, nella scia di Delaunay senza i suoi 'tono su tono': qui prevale infatti il gioco dei contrasti, l'uso di tonalità che egli stesso definisce isolate, "un rosso molto rosso, un blu molto blu", colori puri in forme geometriche.

Guillame Apollinaire definisce Léger come "uno dei primi che si siano abbandonati con felicità all'istinto della civiltà in cui vivono", ed egli in effetti ricerca nei prodotti della società contemporanea, nelle macchine, negli oggetti, le stesse nascoste strutture che Cezanne ricerca nella natura, dando inizio, nel 1918, alla sua "fase dinamica e meccanica" (così la definisce Douglas Cooper), nella quale figure ed oggetti vengono riassunti nelle loro caratteristiche geometriche, in composizioni chiare e strutturate secondo ritmi semplici, ma non semplicistici e non necessariamente privi di complicazione.
Léger vuole estromettere dalla rappresentazione le inutili sottigliezze, il sentimento, la soggettività, perchè i contrasti e le relazioni che contrappongono gli oggetti nello spazio già di per sè sono animati da un proprio ritmo vitale, dall'energia che percorre tutta la realtà, anche se in effetti così facendo finisce per esprimere comunque un sentimento, una sua visione del mondo, il mondo della macchina e del cambiamento dinamico, non a caso le suggestioni del Futurismo avranno per Léger un peso particolare.

Proprio l'introduzione del concetto dinamico differenzia Léger dal Cubismo classico, interessato soprattutto alla scomposizione della forma, perchè Léger non si accontenta di questo, ma vuole raffigurare anche il movimento intrinseco della realtà, inglobandolo in una struttura volumetrica integrata e solida: nella sua rappresentazione la natura, l'uomo, gli oggetti sono tutte parti collegate di una grande macchina vivente perfettamente funzionante, al tempo stesso semplice e complicata, solidamente reale ma lontana da ogni tentativo imitativo del reale.

Vale la pena di sottolineare la differenza fra la corrente futurista, che pone la macchina a simbolo di una civiltà nuova e moderna, in cui il movimento meccanico, nella sua perfezione inumana, rappresenta l'ideale poetico, e la concezione di Léger, nella quale il dinamismo si identifica nel ritmo vitale, non attributo, ma parte essenziale e sostanziale della realtà.

Il colore, che asseconda la definizione dei singoli elementi e ne mette in risalto il contenuto energetico, è deciso, vivo, squillante, ben contenuto entro i contorni della figura, primario, non sfumato, il più possibile lontano dal cromatismo impressionista, come ben documentato dal quadro in esame.

La scoperta del cinema e della possibilità di raffigurare realmente i soggetti in movimento rafforzano il suo interesse per la rappresentazione di un mondo al tempo stesso concretamente materico e dinamicamente mutevole in un precario equilibrio di forme contrapposte e lo spinge a collaborare con registi, scenografi, costumisti, a realizzare egli stesso un cortometraggio, negli anni 1923-24, il primo film senza trama, 'Ballet mécanique', basato su "contrasti di oggetti".

A sottolineare il fondamentale tema conduttore, il movimento che aggrega e disaggrega con ritmo mutevole gli elementi della realtà, anche il colore, dopo la metà degli anni '40, finisce per dissocisarsi dal disegno, incurante dei limiti posti dalle linee, quasi a suggerire una realtà sovrapposta e diversa.
La conoscenza di Le Corbusier, massimo rappresentante del Razionalismo in campo architettonico, l'avvicinamento alle correnti della pittura astratta, portano Lèger, nel suo ultimo periodo di attività, ancora una volta verso nuove esperienze, con la realizzazione di opere murali a carattere decorativo da inserire nelle strutture architettoniche, con l'idea di una sintesi tra concretezza, astrazione, creatività, affascinato ancora una volta dalla vitalità che pulsa nella materia.

In ogni sua espressione, in definitiva, si può dire che Léger traduca in termini inediti una concezione della vita e della condizione umana, del mondo e dell'uomo, organizzata secondo i ritmi logici di un movimento universale intelligente, entro il quale ogni forma della realtà trova il suo posto in una equilibrata complessità di rapporti tra elementi semplici.

link:
IL CIRQUE DI FERNAND LÉGER


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