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                |  |   
                | Più vero del vero di Vilma Torselli
 pubblicato 09/02/2007
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                | Una corrente artistica 
                  dell'America negli anni '70 che, ancora oggi, in una prospettiva 
                  storica di sufficiente profondità, non trova giustificazioni 
                  alla sua stessa esistenza, o quanto meno al suo successo presso 
                  il pubblico ed i collezionisti. |   
                |  | Se vogliamo trovare una motivazione  al favore che l'Iperrealismo ha riscosso nell'America degli anni '70, non è da trascurare il fatto che sia il pubblico che i critici interessati a quella corrente fossero 
                    quasi esclusivamente americani: vale la pena di ricordare 
                    la sostanziale ostilità al movimento della critica europea e le 
                    decise stroncature  di Gillo Dorfles e Giulio Carlo Argan, per citare due emineti personalità italiane.La risposta più semplice a questo quesito va probabilmente 
                    ricercata nel fascino che, da sempre, il trompe-l'oeil, tecnica 
                    alla quale il movimento è più vicino, esercita 
                    sull'uomo, anche se si potrebbero fare considerazioni più 
                    profonde su questo modo espressivo e sul perchè si 
                    sia radicato soprattutto in America, dove ha dato luogo a 
                    due correnti notevolmente differenziate, sia nella tecnica 
                    esecutiva sia nella scelta dei temi, una californiana e una 
                    newyorkese.
 Infatti, in una nazione senza storia come la giovane America, 
                    nella quale l'Iperrealismo può relazionarsi solo con 
                    la tradizione pittorica naturalistica dell' '800 e con il 
                    realismo di Edward Hopper, non va sottovalutata l'importanza 
                    del mecenatismo privato, elemento determinante per l'affermazione 
                    di questa corrente, la quale si manifesta principalmente negli 
                    USA perché lì la particolare situazione socio-economica 
                    rende possibile le elargizioni dei privati. Né va trascurata 
                    l'influenza di un certo conservatorismo in campo politico, 
                    di impronta nixoniana, al quale l'arte cerca in qualche modo 
                    di sottrarsi isolandosi in un mondo chiuso, volontariamente 
                    avulso dalla vita del paese, elaborando un linguaggio di asettico 
                    virtuosismo tecnico depurato da ogni emotività in artisti 
                    polemicamente lontani dai propri sentimenti personali e politici.
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                |  Certamente l'Iperrealismo, come altri movimenti della seconda 
                    metà degli anni '70, rappresenta una stasi nello sviluppo 
                    dell'arte moderna americana, che compie una profonda riflessione 
                    sulla propria condizione e sul suo stesso ruolo storico e culturale 
                    nell'ambito degli importanti mutamenti sociali verificatisi 
                    nel XX secolo, prendendo le distanze da un movimento moderno 
                    che, seppure attraverso una vivace dialettica stilistica sviluppatasi 
                    a partire dall'Espressionismo astratto, ha finito per istituzionalizzarsi 
                    fino a contraddire la sua stessa posizione.  Per l'Iperrealismo, che prima che un movimento artistico 
                    è un modo di approccio al mondo, la ricerca di neutralità 
                    nei confronti della realtà esterna è tale che 
                    esso ricorre alla fotografia degli oggetti (nel 1968 viene 
                    infatti definito anche Photorealism dal gallerista newyorkese 
                    Louis K. Meisel) anzichè alla loro osservazione diretta, 
                    nel tentativo di garantire l'imparzialità della visione 
                    e la maggior anonimità possibile nella definizione 
                    del risultato, senza elaborazione alcuna da parte dell'autore, 
                    denunciando in ciò chiari rapporti di derivazione pop.Il procedimento adottato dall'artista iperrealista per realizzare 
                    la sua opera parte dalla macchina fotografica che fissa la 
                    scena nelle condizioni di luce, di colore, di disposizione 
                    spaziale desiderate, e prosegue con operazioni a carattere 
                    meccanico di ingrandimento e di riproduzione in scala macroscopica 
                    su carta o tela dell'immagine, ottenendo come risultato finale 
                    un effetto "più reale del reale", 
                    spesso frutto di puro e semplice virtuosismo tecnico: abolita 
                    ogni personalizzazione o interpretazione dell'immagine, ciò 
                    che interessa è realizzare una copia esatta dell'originale.
 Il rapporto con la macchina fotografica nell'Iperrealismo 
                    perde ogni conflittualità, anzi viene in alcuni casi 
                    riconosciuta la superiorità della macchina, la quale 
                    produce la "vera" immagine, che il pittore a sua 
                    volta riproduce in seconda battuta, talvolta con gli stessi 
                    difetti e le stesse deformazioni indotte dall'obiettivo, con le stesse 
                    rigidità che derivano dalla mancanza dei poteri di 
                    aggiustamento che sono propri, invece, dell'occhio dell'uomo. Nella sua apparente, piatta e minuziosa osservazione oggettuale della realtà, l'Iperrealismo americano recepisce ed 
                    esprime inquietudini reali e moderne per quel tempo, la sfiducia 
                    nel mito del nuovo promosso dai movimenti avanguardisti, la 
                    sospensione del giudizio sull'arte contemporanea e la constatazione 
                    dei suoi fallimenti, il desiderio di riappropriazione di una 
                    eredità storica e culturale, seppure giovane ed immatura 
                    come quella americana, la consapevolezza che il presente non 
                    si può sottrarre alla continuità con il passato.Tuttavia l'Iperrealismo resta, per quel tempo, un'occasione 
                    mancata per come gli artisti iperrealisti non si siano resi 
                    conto della possibilità che la fotografia, assunta 
                    come semplice soggetto iconografico della pittura, potesse 
                    invece rappresentare la leva attraverso la quale ribaltare 
                    il rapporto di potere tra l'avanguardia elitaria e le masse 
                    popolari, contribuendo a risvegliare la nazione dal sonnolento 
                    conservatorismo in cui la classe politica l'aveva spinta ed 
                    impostando il discorso dell'arte moderna e della sua fruizione 
                    su binari del tutto nuovi.
 Ma oggi, leggendo quel periodo in un contesto storico allargato, 
                    pur nella sua dichiarata adesione ad una acriticità 
                    totale e ad una indifferenza asettica su ogni espressione 
                    di giudizio, si può riconoscere come l'Iperrealismo 
                    non resti solo uno "sguardo fotografico sterile" 
                    , ma contenga, seppure inconsciamente, straordinarie anticipazioni 
                    del digitale nelle sue caratteristiche retinico-percettive, 
                    configurandosi in ciò come ricerca formale e concettuale 
                    di profetica prospettiva storica. * articolo aggiornato il 24/05/2014 |  |   
                 
                 
                 
                 
                 
                 
                
                
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