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Figura, sfondo e percezione
di Gianmarco Chieregato e Vilma Torselli
pubblicato il 6/05/2009
Il rapporto antagonistico sfondo-figura, indispensabile per la corretta comprensione dell’immagine.


Luca Zingaretti fotografato da Gianmarco Chieregato
© Copyright Gianmarco Chieregato

Il rapporto figura-sfondo è alla base di ogni rappresentazione e creazione che abbia a che fare con un’immagine dotata di contorni e di forma definita. E’ un dialogo talvolta conflittuale che percorre tutta la storia dell’arte moderna e che l’astrattismo ha drasticamente risolto con l’aniconicità e l’informale ha radicalmente rivisto, ribaltato ed reinterpretato, destabilizzando intenzionalmente uno dei principi fondamentali della percezione visiva noto come ‘principio del contrasto’, in base al quale un oggetto nel nostro campo visivo viene percepito solo in presenza di contrasto con il suo sfondo.
Ciò vale sia per la percezione puramente fisica della forma, più o meno enfatizzata dal contrasto cromatico con ciò che sta in secondo piano, sia per la percezione psicologica del rapporto gerarchico figura-sfondo.
Va infatti tenuto presente che tale rapporto è sempre antagonistico, caratterizzato dalla pretesa di mantenere la reciproca separazione e che quindi si presta molto efficacemente ad essere utilizzato per rafforzare determinati effetti visivi.
Nella stretta interrelazione tra i due emisferi cerebrali, la percezione dello spazio ‘visivo’, dominata dal senso della vista, proiezione dell’emisfero sinistro portato alla valutazione quantitativa, induce a concentrare l’attenzione sulla figura, intesa come volume definito nella sua specifica identità, mentre la percezione dello spazio ‘acustico’, multisensoriale e pluridimensionale, utilizzato dall’emisfero destro, porta a concentrarsi sullo sfondo in quanto elemento fluido indifferenziato nel quale la figura, statica e assoluta, è immersa.

La contrapposizione tra sfondo e figura ricalca il rapporto tra i due emisferi cerebrali determinando un modo istintivo assai omogeneo e condiviso di leggere la rappresentazione per immagini. Lo sfondo non è quindi semplicemente un espediente ornamentale, la legge della gestalt lo definisce come indispensabile per la corretta comprensione dell’immagine, che ne risulta influenzata così come la nostra capacità percettiva, essendo l’immagine percepita come vicina e definita e lo sfondo come lontano ed indefinito.

Chi si occupa di fotografia, come Gianmarco Chieregato, sa bene, anche a livello puramente intuitivo, quali effetti sortirà la scelta di uno sfondo, non solo nel rendere più o meno percepibile la figura ma anche nel creare una ‘atmosfera’ psicologica, indispensabile integrazione al discorso visivo. Nella foto di questa pagina, scattata da Gianmarco Chieregato a Roma, sull’isola Tiberina, non c’è dubbio che protagonista sia il primo piano che occupa lo spazio ‘visivo’, una figura perfettamente a fuoco, composta, imponente e massiccia, eretta, ben piantata a terra e quasi assimilata alle strutture di pietra alle sue spalle.
La reiterazione di tre linee curve pulite e geometriche digradanti con preciso ritmo discendente, il profilo della pietra, l’anello di ferro, il capo del soggetto inteso come pura forma geometrica, mentre introduce nell’insieme un senso di grevità, forza e stabilità, indirizza lo sguardo dell’osservatore verso l’ampio spazio ‘acustico’ in cui si concentrano tutti i significati ambientali: in un paesaggio fluviale (siamo in riva al Tevere) interpretato con delicato cromatismo e di valenza spiccatamente atmosferica, vari elementi accessori (l’arcata del ponte, la macchia di alberi, alcuni edifici) si collocano su differenti livelli di profondità suggerendo la tridimensionalità dello spazio. La vibrazione dei colori ottenuta con un leggero fuori fuoco, i toni soffusi e trasparenti, la sgranatura della trama, una complessiva leggerezza tonale di impronta impressionista, rimandano all’armonioso pointillisme di un Signac o di un Derain, al punto che viene da pensare si tratti di una voluta citazione …….

Artonweb: Nell’epoca dell’immagine, siamo tutti ‘animali visivi’, anche perché da sempre la grande maggioranza delle informazioni sul mondo che ci circonda ce le procuriamo attraverso la visione: quanto/come pensi che l’aver molto ‘visto’ in quanto professionista dell’immagine, influenzi o comunque lasci tracce nel tuo lavoro? Come scrive Elsa Morante, “forse tutto l’inventare è ricordare.”?

Gianmarco Chieregato: La memoria visiva sicuramente ha una notevole influenza sulla composizione dell'immagine, io almeno ricordo posti che mi hanno colpito per la loro bellezza, geometria, cromia... un'immagine che mi piace o un luogo particolarmente bello lo rammento bene e spesso quando lavoro mi ritorna in mente, rammento anche le foto , i quadri, i films che mi sono piaciuti e non è detto che queste memorie non influenzino il lavoro compositivo, quando un'immagine la ricordo troppo bene devo stare attento a non lasciarmi prendere troppo dalla memoria altrimenti c'è il rischio che la rifaccia più o meno simile anche inconsciamente....

Artonweb: Ti capita mai di programmare una location precisa e poi cambiare radicalmente il luogo e fare foto del tutto diverse da quelle che avevi previsto, seguendo l’ispirazione del momento o risolvendo inaspettati imprevisti?

Gianmarco Chieregato: Moltissime volte, anzi quasi sempre, almeno per me, la composizione della foto e la scelta del fondo sono un adeguarsi a quello che la situazione del momento presenta, è come fare il sugo con gli ingredienti che si hanno a disposizione, quando si ha molto si può scegliere, altrimenti ci si adegua. C'è anche l'ipotesi che venga richiesta una certa location o un fondo ben preciso allora si va alla ricerca del posto o alla realizzazione mirata. La ricerca del fondo quando fotografo è comunque la scelta primaria, mi capita però spesso che il fondo pensato, inteso anche come location, poi non vada bene perché non si sposa così bene col soggetto, allora cambio posto o situazione.

Artonweb: Una domanda provocatoria per un fotografo che ha dichiarato in passato “Sono molto polemico su l'uso smodato di photoshop”: è mai capitato che tu abbia abbinato in laboratorio lo sfondo adatto ad un ritratto o un’immagine che lo richiedesse?

Gianmarco Chieregato: L'uso smodato di photoshop, lo riferivo alle correzioni esagerate, a quando la macchina sostituisce totalmente la tecnica, altrimenti è un'invenzione eccezionale, ti permette di risolvere molti problemi che un tempo non molto lontano avrebbero portato a scartare l'immagine scattata. Io non ho mai fatto un grande uso di photoshop per montare soggetti sopra foto di panorami lontani o non presenti in genere, però si possono ottenere dei risultati favolosi, ovviamente la fantasia e la creatività hanno un ruolo fondamentale sotto questo aspetto. Spesso nell'editoria si cambiano i colori dei fondi o dei vestiti, ma non è una cosa che amo.

Artonweb: Nel tuo libro “Fuori dall’ombra” c’è/ci sono foto che giudichi particolarmente interessanti dal punto di vista del rapporto figura-sfondo’?

Gianmarco Chieregato: Certo che nel mio libro ci sono foto che trovo interessanti dal punto di vista fondo-soggetto, ma non sta a me dirlo..... però ho dipinto personalmente quasi tutti i fondi di tela delle mie foto, tranne quelli a tinta unita di carta, spesso ho dipinto pareti in legno che ho utilizzato come fondo, e poi credo di avertelo già detto, scelgo prima dove fotografare e quando il "dietro" o il "contesto" mi piacciono provo molta più facilità nel comporre la foto e lì dove non ho grandi alternative o la situazione lo richiede, cerco di "lavorare" il fondo con la luce ed è una cosa che mi da grande soddisfazione, giocare con la luce mi rilassa e mi piace quasi come lo "scatto".
http://www.gmchieregato.com/
"Fuori dall'ombra", il libro

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