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Testi di Vilma Torselli su "Antithesi", giornale online di critica d'architettura.
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American Art 1961-2001 la storia dell'arte moderna negli Stati Uniti tra due momenti decisivi della storia americana, la guerra del Vietnam e l'attacco alle Torri Gemelle. |
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Milano, apre il Museo delle Illusioni, con incredibili installazioni, illusioni visive, giochi e rompicapi. |
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Concorso artistico Lucca Biennale Cartasia 2022, tema conduttore di questa edizione “The white page” (pagina bianca), le infinite possibilità per gli artisti di raccontarsi tramite le opere in carta.
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I vincitori del Premio Pritzker per l'architettura 2021 sono Anne Lacaton e Jean-Philippe Vassal: talento, visione e impegno per migliorare la vita delle persone. |
In Italia
Al Palazzo Ducale di Genova, dal 9 settembre 2021 al 20 febbraio 2022 grande mostra di Maurits Cornelis Escher. |
All'estero
Parigi, all’Espace Lafayette-Drouot "The World of Bansky”, su 1200 mq. esposte un centinaio di opere del più famoso street artist del mondo. Fino al 31 dicembre 2021.
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BLOCKBUSTER SHOWS & ARTISTARS
di Stefano Elena
pubblicato il 7/03/2008 |
L'arte ha venduto l'anima al diavolo! |
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Francesco
Vezzoli |
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Leggevo un articolo,
pubblicato di recente su di un rispettabilissimo quotidiano
inglese, il Guardian, in cui l'autore riportava alcune riflessioni
su quanto eccitante dovrebbe essere scrivere d'arte in una città
come Londra dove l'arte, specie quella contemporanea, ha raggiunto
lo status di cultura universale per la middle class e un notevole
livello di esposizione internazionale. |
Damien Hirst,
"For the love of God" |
La cosa che più mi ha colpito
è stata la palese ammissione che, in realtà, anche
nella “Capitale Mondiale dell'Arte” la maggior parte
delle cose che si vedono in giro per la città sono “idee
tanto trite che verrebbero rifiutate da qualsiasi agenzia pubblicitaria”.
Ancora, parla di “profondità illusoria” citando
la ormai ben nota frattura di Doris Salcedo realizzata alla
Tate Modern (si chiama “Shibboleth”: è una
crepa pavimentale lunga 167 metri che squarcia la Turbine Hall)
e l'atteggiamento di quel pubblico di massa nei confronti delle
opere, cioè di quel chiedersi solo ed esclusivamente
il “come” della realizzazione di un'opera e mai
il “perché”.
Se un intervento come quella della Salcedo fa tanto rumore grazie
alla serie ripetuta di vittime che incidentalmente vi inciampano
(con somma gioia degli avvocati della City, immagino…)
e non per il suo presupposto significato socio-culturale-storico-ecc…,
qualcosa di strano in questa universalizzazione sovraffollata
dei luoghi dell'arte ci dovrà pur essere, no? Se non
altro, possiamo prendere atto della civiltà di un paese
come l'Inghilterra in cui, nonostante il vanto di superpotenza
dell'arte contemporanea, una o più voci dissenzienti
riescono a esprimersi senza censura (penso invece a realtà
come Roma, dove il “va tutto bene, anzi benissimo, anzi
stiamo diventando uno dei centri internazionali più in
vista del MONDO” viene sbattuto tutti i giorni sulle pagine
dei più importanti quotidiani nazionali, senza che in
verità accada nulla che non sia “the next big party
for the opening of something new with the same people in the
same place”).
L'arte ha venduto l'anima al diavolo!
Pur di troneggiare sulle copertine patinate delle riviste più
in voga, pur di uscire dalla sua condizione di esiliata dal
favoloso mondo dei mass media (mica tiran tutti come Warhol!),
la nostra eroina che si era scagliata sin dall' inizio del secolo
scorso, con tutta l'avanguardia in prima linea, per sovvertire
quel sistema di omologazione di massa, si ritrova oggi, nella
maggior parte dei casi, ad esso asservita. Il suo riderne, appropriarsene,
smascherarlo e via dicendo diventa sempre più spesso
un patetico e mal riuscito travestimento che ha invece quale
esito massimo quello di rispecchiarlo in pieno. Più falsa
degli inganni pubblicitari, di qualsiasi occulta strategia marketing,
l'arte assorbe le pose dell'impegno umanitario per vendersi,
dichiarando di voler distruggere, urlare, disgustare, quando
invece il fine ultimo è solito e banale: AVERE SUCCESSO.
E così i suoi eroi. “Quando l'artista
era maledetto”: questo sarebbe un bel titolo per un libro
che andasse ad analizzare la figura dell'artista nel corso della
storia. Senza polemizzare, né fare retoriche ramanzine
sul fatto che il vero artista dovrebbe nutrirsi d'idee, vestirsi
di ispirazione e contemplare il cielo nel tempo libero, sarebbe
tuttavia interessante tracciare un profilo antropologico dell'artista
contemporaneo, che stanco di leggere articoli lusinghieri nei
confronti delle nuove icone della cultura contemporanea degli
anni 90, le “archistar”, si è rifatto il
look (in tutti i sensi: fidanzata famosa, casa da sballo, apparizioni
strategiche…) e da perfetto stratega ha capito che il
primo comandamento dello star system - in qualsiasi ambito -
è sempre lo stesso: vendi bene la tua immagine e avrai
successo.
Tanto per fare un esempio tra quelli che giustamente meriterebbero
(e nel caso specifico l'ha ricevuta) una laurea ad honorem in
sociologia, prendiamo il re degli affabulatori, Maurizio Cattelan:
nel suo caso bisogna togliersi tanto di cappello, infatti qui
i pubblicitari accorrerebbero in massa per farsi dare consigli
su come riuscire a vendere aria a qualcuno (il mercato dell'arte)
prendendolo per i fondelli e, con il pretesto di deridere il
sistema, si costruiscono una fama degna di una movie star. Dopotutto
il punto è sempre lo stesso: qual è il prezzo
del successo? In certi casi è sufficiente rivestire un
ruolo da stupido: tutti continuano a credere che effettivamente
si tratti di un ruolo ed applaudono.
Amati e ambiti come delle celebrities, invitati ai party più
esclusivi, con gli stessi divi del cinema pronti a lavorare
gratis pur di far parte del favoloso mondo dell'arte, le artistar
del 2000 brillano più dei diamanti da loro usati per
creare superteschiglamour (o jeans “tutti tempestati di
pietre preziose”, direbbe Bonolis), ricevono più
attenzione mediatica delle loro mogli showgirl, passano i weekend
a bere drink sulle spiagge private delle loro case miliardarie
in Messico o Brasile…
Realtà o fantasia? |
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