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Testi e commenti di Vilma Torselli su Antithesi, giornale di critica d'architettura. Il più letto in Artonweb: fotografia |
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American Art 1961-2001 la storia dell'arte moderna negli Stati Uniti tra due momenti decisivi della storia americana, la guerra del Vietnam e l'attacco alle Torri Gemelle. |
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Milano, apre il Museo delle Illusioni, con incredibili installazioni, illusioni visive, giochi e rompicapi. |
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Parigi, all’Espace Lafayette-Drouot "The World of Bansky”, su 1200 mq. esposte un centinaio di opere del più famoso street artist del mondo. Fino al 31 dicembre 2021.
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Alessandro Allegri, fotografo
intervista
pubblicato il 1/03/2008 |
La fotografia illustrativa che si esprime
da sola e non necessita di altro che dell'immagine di sé.
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Mi chiamo Alessandro Allegri e mi
dedico alla fotografia d'autore.
Dal 1997 al 2003 ho condotto 2 studi fotografici in Bergamo
e provincia.
Ho esposto a Milano in On the road su invito di Lanfranco
Colombo con un lavoro dal titolo "Pamplona-San Fermin
Feria del toro"
I lavori più significativi realizzati sono i seguenti:
-Il gotico
-Il romanico
-Pamplona San Fermín
-Segni del tempo
-Orobie
-Dolomiti di Brenta
-Particolari di natura
-Metamorfosi
-Delta del po
-Pianura Padana
-Venezia
-Puglia
-Pointe du raz
-Il Palio di Siena
-Bagolino
Prediligo il b/n nei paesaggi e resto ancorato alla fotografia
analogica con la vecchia sala stampa, cioè le foto rimangono
quelle impresse nella pellicola.
Utilizzo il formato 24x36, 4,5x6 e 6x6.
Nella maggior parte dei lavori utilizzo due Rolleiflex biottiche
per via della creatività tecnica e dell'affidabilità
che offre sul campo: una macchina totalmente manuale con una
qualità ottica pressoché perfetta (almeno per
me).
Artonweb: Innanzi tutto, l'uso del b/n per un tema
prevalente, il paesaggio, per il quale il colore è
solitamente un elemento imprescindibile: da cosa è
stata dettata questa scelta?
Alessandro Allegri: Solitamente ma non è una
regola, è una scelta nella composizione dell'immagine,
la scala tonale del b/n accomuna gli elementi dolcemente favorendo
l'insieme della forma piuttosto che del particolare dovuto
alla percezione di un colore o alla sensazione che esso trasmette.
Artonweb: Dice di voler 'semplicemente' trasmettere,
attraverso il suo obiettivo, l'immagine che ha visto di persona,
senza tanti artifici, senza retorica e senza elucubrazioni.
Pensa veramente che sia possibile? Non crede che ciò
che ognuno vede sia inevitabilmente una diversa e personale
versione della sua foto, elaborata secondo il proprio sistema
oculo-visivo e il proprio vissuto?
Alessandro Allegri : La semplicità sta nell'intuizione
della potenziale immagine e nel risultato (che può
piacere o no), la fotografia è un'arte illustrativa
e non letteraria; se non si esprime da sola è inutile
metterci una didascalia teorica che la spieghi o un effetto
artificiale anche post ripresa che non le appartiene.
Oggettivamente se mi trovo in un determinato luogo ad una
determinata ora, non penso di avere delle scelte rilevanti
e sostanziali nelle caratteristiche degli elementi o dei soggetti
principali del luogo rispetto ad altri.
E' anche vero che se tre persone fotografano lo stesso paesaggio
otterranno tre risultati diversi secondo l'interpretazione,
il punto di vista, la tecnica ed il materiale scelto.
Di conseguenza, anche la visione dell'immagine selezionerà
gusti, ricordi e critica e sono pienamente d'accordo con lei,
anche se devo aggiungere che ognuno nel proprio sistema oculo-visivo
e nel proprio vissuto percepisce delle sensazioni a volte
simili a volte diverse, ma questo è dovuto (secondo
me) anche alla propria sensibilità.
Artonweb: Nelle sue intenzioni la fotografia vuol
essere il più semplice possibile, ma il linguaggio
che usa è scenografico, ad effetto, fortemente evocativo:
nebbie, sfocature, immagini mosse, audaci tagli prospettici.
Non c'è in tutto ciò la voglia di una comunicazione
che vada oltre l'immagine, che sconfini nell'emozione?
Alessandro Allegri: No, per me no, anche se questo
fa parte della fotografia, forse al limite, posso suscitare
qualche stato emotivo.
In effetti, il paesaggio è scenografico ed evocativo,
la gente viaggia per vedere e conoscere qualcosa di diverso,
che poi ognuno prediliga un suo aspetto non discuto le preferenze
degli altri.
Tutti i luoghi hanno una propria scenografia ed esprimono
ad ognuno di noi delle sensazioni diverse. Non baso i miei
scatti in base all'emozione dato che non sono un emotivo,
ma piuttosto alle sensazioni che percepisco guardando quello
che m'interessa.
Ogni luogo ha delle caratteristiche proprie: in alta montagna
gli agenti atmosferici si succedono velocemente nel corso
della giornata; la pianura ha poche linee convergenti verso
l'alto e quando le vedi noti subito qualcosa di diverso nel
paesaggio, mentre i promontori sono degli accentuati confini
tra la terra e il mare, tra il misurato attraverso la nostra
percezione di dimensione in rapporto ai vari elementi terreni
e il non misurabile con il nostro abituale rapporto cognitivo.
In Oceano Atlantico quel paesaggio con il cielo che filtrava
quei raggi era molto scenografico e il tutto dava una sensazione
di grandezza. In sostanza può piacere, non ha riferimenti
oggettivi ma solo interpretativi per esprimere da quel punto
la dimensione di spazio e grandezza.
Se vuoi fotografare il movimento, il mosso può essere
una soluzione, mentre la sfocatura può differenziare
i piani di un'immagine.
Il linguaggio che uso non è mai lo stesso, dipende
dalle circostanze in cui mi trovo o da quello che voglio comunicare.
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Artonweb: Nelle sue fotografie è pressoché
costante l'assenza della figura umana, o se c'è è
del tutto marginale, a volte sfuocata, a volte sospinta in
un angolo dell'inquadratura. Quali sono i motivi di questa
caratteristica?
Alessandro Allegri: Di particolari motivi non ce ne
sono, forse dove non occorre è inutile mettercela,
d'altronde le persone non sono onnipresenti da tutte le parti,
di persone sfocate comunque non ce ne sono:
- In Andalusia, in un'immagine c'è il pescatore
che lancia l'esca ed è il soggetto principale.
- In Delta del Po i pescatori sono in barca.
- In Pointe du Raz la persona in alto a destra è
un elemento importante dell'immagine in quanto se proviamo
a toglierla si perderebbe il rapporto di dimensione che resterebbe
così vago. Sono stato fortunato perché l'ho
trovata così; se fossi arrivato cinque minuti prima
o dopo quella persona non sarebbe comparsa nell'immagine ed
avrei ottenuto un altro risultato.
- In Dolomiti di Brenta il rifugio compie la stessa
funzione in maniera indiretta, una persona in lontananza sarebbe
stata insignificante, mentre in primo piano avrebbe rovinato
il paesaggio.
- In Orobie dove occorre ci sono gli alberi che rendono
il rapporto di distanza e dimensione.
- In Monaco di Baviera c'è una piazza.
Per le altre immagini non ne ho ritenuto necessaria la presenza
in quanto non determinava l'immagine.
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Andalusia
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Delta del Po
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Pointe du Raz
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Dolomiti di Brenta
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Orobie
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Monaco di Baviera
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Artonweb: Si definirebbe un fotografo ambientalista,
ecologista o naturalista? Voglio dire, la sua predilezione
per le foto di ambiente viene da un rapporto con la natura
di impronta documentaristica o sentimentale?
Alessandro Allegri: Tenga presente che sono nato e
vivo in un ambiente naturale come la montagna, ma non mi sento
un fotografo esclusivamente specializzato in questo. Mi esprimo
in maniera incondizionata, non per un tornaconto ma seguendo
l'istinto e il pensiero. Questo mi permette di conservare
sempre la libertà interpretativa.
Forse entrambe le caratteristiche che ha accennato si uniscono,
ma prediligo e lascio più spazio all'interpretazione
piuttosto che alla documentazione.
Artonweb: C'è un fotografo del passato o
vivente, che ha in qualche modo influenzato il suo modo di
fotografare?
Alessandro Allegri:Influenzato no, ma apprezzo la fotografia
dei vari autori del passato: Edward Weston, Wynn Bullock,
A. Adams, R. Doisnau, H.C. Bresson, Weege, Man Ray, H.Newton,
M. Giacomelli e contemporanea di F. Scianna, A.Maioli, P.
Pellegrin, A.Sanguinetti, F. Fontana, G.B. Gardin. Seguo con
interesse in genere tutta la fotografia, quando posso.
Artonweb: C'è uno scatto al
quale è particolarmente legato e per quale motivo?
Alessandro Allegri: Particolarmente no, forse Pointe
du Raz s'interpone in un periodo di scelte in cui ho capito
la sostanziale differenza tra essere un fotografo commerciale
e un autore.
Ma pensandoci bene le allego anche uno scatto fuori serie
del 1988 a Monza, era una delle prime esperienze, come le
dicevo nei fine settimana, e quel giorno sono andato a vedere
il Gp.
Senza farmi vedere sono salito sulla vecchia parabolica
che passa sopra il circuito e mi sono nascosto sotto il
parapetto per aspettare il passaggio di Ayrton Senna.
Lo scatto sapendo poi la terribile fine di Ayrton pare abbastanza
significativo: è solo in pista così come era
unico il suo modo di pensare e di parlare, solo come quando
sopraggiungeva ai suoi traguardi.
Allora non avevo alcun pensiero sulla fotografia e mai avrei
immaginato che poi sarebbe diventata una professione.
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Artonweb: Che consigli darebbe a chi si avvicina
oggi al mondo della fotografia?
Alessandro Allegri: Di darsi da fare e non pensare
troppo, di capire prima cosa si vuole ottenere; un lavoro,
un modo di essere, un piacere o un racconto.
Artonweb: Nel minor numero di parole possibili,
cosa è per lei la fotografia?
Alessandro Allegri: Un modo di esprimersi e un piacere
incondizionato di raccontare qualcosa.
Artonweb: E quale pensa che sia la sua
funzione oggi?
Alessandro Allegri: Quella per cui è nata: comunicativa
e artistica.
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© Copyright Alessandro Allegri
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