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Ignazio Fresu intervista Lorenzo Giusti
pubblicato il 01/04/2010 |
Un EX del futuro Contemporaneo |
Ignazio Fresu intervista Lorenzo Giusti,
storico dell'arte e critico. Attualmente uno dei due curatori
del nuovo Centro per l’arte contemporanea di Firenze:
EX3.
da: http://www.skeda.info/
Ignazio Fresu: Firenze, tradizionalmente,
a parte qualche incostante esperienza, si è sempre
mostrata avversa all'arte contemporanea.
In che misura il progetto EXtre e' sostenuto dal Comune di
Firenze, dall' Assessorato alla Cultura, dall'Assessorato
alle Attività Produttive e dal Consiglio di Quartiere
3?
Intendo non solo in senso economico, anche se questo aspetto
non è trascurabile. Lorenzo Giusti:
La gestione del nuovo Centro per l’Arte Contemporanea
di Firenze è stata affidata per tre anni, a seguito
di un bando pubblico, all’associazione Extre Toscana
Contemporanea, il cui presidente è Andrea Tanini. Dal
Comune di Firenze riceviamo un finanziamento annuale di 90.000
euro, come somma dei contributi elargiti dagli assessorati
citati e dal Quartiere 3. A questo contributo pubblico dovrebbe
presto aggiungersi quello della Regione Toscana, in virtù
della nostra partecipazione al Tavolo regionale del contemporaneo.
EX è una contrazione della parola exhibition, 3 un
riferimento al quartiere che ci ospita. Ma si parla di EX
anche perché lo spazio nel quale operiamo è
EX di tutto (Cpa, Auditorium, Quarter...). Ignazio
Fresu: Dal 2000 al 2005 ha funzionato una commissione
- di cui pure io facevo parte - che lavorava intorno a un
progetto ambizioso, anch'esso "ex": l'ex-meccanotessile
di Rifredi, ma che purtroppo è andato a finire nel
nulla. Lorenzo Giusti: Quel progetto
era certamente interessante, ma come dici tu forse allora
un po’ ambizioso per un’area metropolitana che
già contava la presenza di un Centro per l’arte
contemporanea importante - ora museo - come il Pecci.
Ignazio Fresu: Spesso accade che nelle
strutture museali pubbliche le ristrettezze economiche siano
stemperate in qualche modo dalle gallerie private che ne condizionano
le scelte. Consideri questa una contraddizione etica/ontologica
o una valida collaborazione e in che modo questi aspetti intervengono
nel tuo lavoro direzionale e di curatore?
Lorenzo Giusti: Le gallerie svolgono un ruolo fondamentale
all’interno del sistema dell’arte, permettendo
ad alcuni artisti di vivere del proprio lavoro. Non considero
affatto riprovevole la collaborazione tra spazi espositivi
pubblici e gallerie. E’ tuttavia necessario che chi
opera in ambito pubblico mantenga autonomia nelle scelte e
per questo l’indipendenza economica è certamente
importante. Per EX3 abbiamo elaborato un programma triennale
in totale autonomia. Se a partire da questo programma dovessero
nascere collaborazioni con alcune gallerie ne saremmo contenti.
Ignazio Fresu: A Prato sono venuti galleristi
da Torino, da Milano e da altre importanti città e
si sono trovati privi di questo rapporto.
Lorenzo Giusti: Non conosco bene le vicende delle
gallerie pratesi. Per un periodo si è confidato molto
nella capacità del Centro Pecci di muovere economie
nell’indotto, ed in parte ciò è avvenuto.
Con la crisi tante cose sono cambiate. Oggi si cercano nuovi
assetti. Prato rimane comunque una piazza interessante, un
luogo naturalmente orientato alla ricerca e alla riflessione
sul contemporaneo. Ignazio Fresu: Chi
sono i curatori di EXtre? Lorenzo Giusti:
Arabella Natalini ed io. Direttore è Sergi Tossi. Con
noi ci sono i membri dell’Associazione Extre, con i
quali ci confrontiamo costantemente e dai quali riceviamo
stimoli. Tra i compiti del Centro vi è quello di valorizzare
e promuovere la produzione artistica locale. È con
questo fine che abbiamo istituito il Premio EXtre Toscana
Contemporanea, vinto da Michelangelo Consani. A una commissione
di curatori attivi sul territorio toscano è stato affidato
il compito di selezionare un numero di artisti da 3 a 6. La
commissione ne ha scelti 4. Ogni artista ha presentato un
progetto per la sala centrale dello spazio, successivamente
valutato da una giuria internazionale composta da Adam Budak,
Nathalie Zonnenberg, Cristina Perrella e Valerio Dehò.
Produrremo una mostra e un catalogo, ma ciò che è
importante è avere fatto conoscere il lavoro dei quattro
artisti selezionati (Moira Ricci, Emanuele Becheri, Margherita
Moscardini e lo stesso Consani) a importanti operatori del
settore. Ignazio Fresu: Ultimamente
sono stati pubblicati con discreto successo di pubblico molti
libri che denunciano quanto il mercato dell'arte sia malsano
e irrazionale perché si fonda sulla correlazione tra
valore artistico e valore economico. Mi riferisco ai libri
di Donald Thompson, di Sarah Thornton o della nostra Adriana
Polveroni, alla critica che da questi autori emerge del fatto
che non ci si può servire del denaro come indice di
qualità.
Cosa ne pensi di questa situazione soprattutto in rapporto
alle strutture sostenute dalle istituzioni pubbliche?
Lorenzo Giusti: La domanda è complessa
e i testi che citi piuttosto diversi tra loro. Mi chiedi se
penso che esista una corrispondenza diretta tra valore artistico
e valore economico di un’opera? Direi di no. Condivido
però una frase che ho sentito pronunciare da Enrico
Crispolti: "le opere d'arte o si vendono o si regalano,
non si svendono". Da questo capisco che il denaro può
aiutare a sottolineare il valore di un’opera, ma non
ad attribuirglielo. Tra le tante cose “inutili”
a cui diamo valore economico l’arte è certamente
una di quelle che lo merita di più. Con questo dobbiamo
però ricordare che, come mi ha detto una volta Steven
Rand, per quanto il mercato dell’arte possa essere interessante,
a tratti anche molto interessante, ricordiamoci che esso non
è arte. Ignazio Fresu: Se
c'è una bolla nell'economia dei titoli azionari, quelli
che si riferiscono alla ricchezza materiale, si ha anche il
ritorno al peso di questa economia reale, allo scoppio della
bolla. Per quanto riguarda l'arte quando scoppia la bolla
qual è il valore reale che torna punto di riferimento?
Lorenzo Giusti: Quando scoppia la bolla i punti
di riferimento tornano ad essere la critica e la storia dell’arte.
Questo è piuttosto confortante. Ignazio
Fresu: In ogni numero della rivista stabiliamo
un tema conduttore che cerchiamo poi di declinare in ogni
articolo, o almeno nella maggioranza degli articoli come comune
denominatore. In questo numero il tema che abbiamo dibattuto
è partito da un nostro redattore, artista di origine
turca che ha posto al centro il concetto arabo espresso dalla
parola MUHABBET così come è inteso nella lingua
turca, come distinto dal senso greco di dialogo, opposizione,
contrasto, polemos. Muhabbet coniuga due concetti: affetto
e conversazione, come a dire che la conversazione arriva allo
scambio efficace e produttivo quando c'è un contesto
affettuoso, pronto all'ascolto. Te la senti di individuare
questa tematica per quanto riguarda l'arte contemporanea?
Lorenzo Giusti: Molti artisti hanno riflettuto
sulle dinamiche comunicative, da quelle interindividuali a
quelle di massa. Per alcuni anni mi sono confrontato con il
concetto di ecologia mentale, proposto da Kalle Lasn come
metodo di resistenza al flusso autoritario di informazioni
a cui siamo costantemente sottoposti in quanto uomini occidentali,
in quanto consumatori. Lasn è il fondatore di Adbusters,
prosecutore della battaglia situazionista, in una forma che
potremmo definire “applicata”. Attraverso Lasn
ho approcciato il pensiero olistico di Gregory Bateson (un
po’ come arrivare alla consapevolezza della complessità
del proprio corpo attraverso un mal di pancia). «La
ragione d’essere della comunicazione», afferma
Bateson, «è la creazione di ridondanza e
la riduzione della componente casuale mediante ‘restrizioni’».
Quello della comunicazione nell’arte è un grande
tema. L’arte è comunicazione oppure assenza di
comunicazione? Non so se la mia domanda va in qualche modo
incontro al vostro tema. Purtroppo ancora non mi sono dato
una risposta. Ignazio Fresu: Direi
che lo centra perfettamente, solo che dopo questa intervista
mi verrebbe voglia di cominciarne un'altra: dopo aver parlato
del sistema artistico avrei voglia di parlare di arte e del
suo specifico. Ma potremo farlo un'altra volta. |
Il
sito di Ignazio Fresu |
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