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I vincitori del Premio Pritzker per l'architettura 2021 sono Anne Lacaton e Jean-Philippe Vassal: talento, visione e impegno per migliorare la vita delle persone.

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Parigi, all’Espace Lafayette-Drouot "The World of Bansky”, su 1200 mq. esposte un centinaio di opere del più famoso street artist del mondo. Fino al 31 dicembre 2021.

SUMMERTIME BLUES
di Alessandro Tempi
pubblicato il 17/11/2021

La storia di un artista che non rinunciò alla sua creatività.

Non tutto è necessariamente decifrabile. Gli intrecci del caso, ad esempio. Me ne stavo tranquillo a leggere un libro su Charles Mingus scritto dalla moglie Sue Graham.(1)

Mingus è, nel mio personalissimo pantheon dei jazzisti, allo stesso livello di Miles e mi rammarico solo di non averlo mai visto dal vivo. Non so quante volte ho ascoltato Changes  One e Changes Two e comunque tante da consumare il vinile – un privilegio, questo, che nel jazz è spettato solo a Davis e occasionalmente a Coltrane, McLaughlin e Jarrett.


Alberto Ungaro, Nascita di San Francesco
lunetta in ceramica, Assisi
per gentile concessione di Susanna Ungaro.

Comunque, me ne stavo lì a leggere questo bel libro, quando viene fuori questo nome, Alberto Ungaro, che a differenza di quasi tutti gli altri, non conosco. Ce ne sono altri che non conosco, ovviamente, ma questo risalta, non solo perché è il primo marito di Sue Graham, ma soprattutto perché è indicato come artista. Ce n’è abbastanza per risvegliare il mio interesse.

In rete trovo subito le pagine che sua figlia Susanna gli ha amorevolmente dedicato, con molte riproduzioni di opere e fotografie di famiglia. Ma più che quelle immagini, conta il modo, tenero e malinconico, con cui la figlia rievoca la figura del padre, morto quando lei era appena adolescente. (2)
Sue Graham racconta che Alberto Ungaro, durante la seconda guerra mondiale, era stato catturato dagli Inglesi in Nord Africa e poi spedito in un campo di prigionia in India, dove era rimasto ben oltre la fine del conflitto e dove – pare - la vocazione artistica di Alberto fosse nata.
L’incontro fra i due fu amore a prima vista. Sue lasciò il lavoro alla redazione parigina del New York Herald Tribune e si trasferì in Italia. Aveva ventitré anni, lui trentasei. Si sposarono.
Dell’attività artistica di quegli anni ho trovato solo un paio di testimonianze: l’esecuzione di una lunetta in ceramica rievocante la nascita di San Francesco ad Assisi e un opuscolo di una mostra alla Galleria l’Obelisco di Roma, nel gennaio 1958.
Quest’ultimo reperto merita una certa attenzione. L’Obelisco fu la prima galleria aperta all’indomani della guerra. Animatori instancabili ne furono Irene Brin (3) e il marito Gaspero Del Corso, entrambi spinti dall’intento di "scoprire i talenti al loro nascere”.  Per l’Obelisco, ubicata in Via Sistina, durante gli anni ‘50 passarono alcuni dei maggiori artisti del Novecento italiano come Morandi, Sironi, De Chirico, Balla, Campigli, Afro, Capogrossi, Fontana, Burri, Pomodoro, Cagli (4).
Fedele ai suoi propositi programmatici, l’Obelisco dava spazio anche agli artisti più giovani o meno conosciuti, come appunto Alberto Ungaro, la cui mostra venne presentata dallo scrittore Carlo Levi. Nell’occasione Ungaro presentò dodici sculture in legno (mogano, ontano, ciliegio). La mostra venne recensita da Marcello Venturoli su Paese Sera e da Lorenza Trucchi su La Fiera Letteraria.
In quello stesso anno, Ungaro si trasferì con la moglie e i due figli negli Stati Uniti. Non dev’essere stato facile per un uomo che non parlava che poche parole d’inglese adattarsi ad una nuova vita nella “terra dell’opportunità”. Ma, come ricorda Susanna Ungaro sulle pagine web a lui dedicate, Alberto indirizzò efficacemente le sue doti creative prima nell’industria del giocattolo (lavorando per la Remco e la Ideal) e poi in quella delle bambole da collezione (per Madam Alexander) per la quale nel 1967 riuscì anche a brevettare un modello.
Trentuno anni dopo la sua morte improvvisa, nel febbraio 1999, a New York, un suo disegno su carta venne battuto ad un’asta di Christie.


Disegni per il brevetto di una bambola, Alberto Ungaro e altri, 1967.


1) Sue Graham Mingus, Tonight at noon, Baldini, Castoldi, Dalai editore, 2004.

2)https://albertoungaro.com/projects a cui rimando anche per le belle testimonianze fotografiche sulla famiglia Ungaro.

3) Irene Brin (1911-1969) – nom de plum di Maria Vittoria Rossi, - è stata una giornalista di costume per Harper’s Bazaar e scrittrice, mercante d'arte e, soprattutto, fervida animatrice culturale.

4) Tra il 1948 e il 1953 l'Obelisco attuò una serie di scambi con il MoMA e il Brooklyn Museum, iniziando a proporre in Italia artisti statunitensi e sudamericani. È così che grazie all'Obelisco a Roma si sono visti per la prima volta i lavori di artisti stranieri come Matta, Magritte, Gorkij, Chagall, Kandinskij, Moore, Calder, Dalì, Bacon, Rauschenberg, Picasso, Lam, Steinberg e  Dubuffet.

 


DE ARCHITECTURA
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