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Testi e commenti di Vilma Torselli su Antithesi, giornale di critica d'architettura. Il più letto in Artonweb:fotografia |
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Fino al 14 febbraio 2021. |
All'estero
Ai musei d'Orsay e dell'Orangerie una mostra con una sessantina di dipinti e circa quaranta disegni, dedicata al cosiddetto “periodo Renoir” di René Magritte, dal 10 febbraio al 21 giugno 2021.
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Sezione a cura di Alessandro Tempi |
INTENDO PER BANANA
di Alessandro Tempi
pubblicato il 10/02/2021 |
Il compito dell'intellettuale è “esserci”, per suscitare la polemica, porre la questione, insinuare il dubbio, sollevavare l’obiezione, ma anche criticare e, se del caso, compiacere. |
In genere, prima di affrontare un qualsiasi argomento in forma astratta, si tende a delineare quale sarà l’ambito in cui si intende operare e si inizia spesso dalla definizione della cosa intorno alla quale si vuole discorrere. È l’approccio alla Spinoza o, se si vuole, alla Kant: intendo per banana quel gustoso frutto ricurvo dalla buccia gialla che cresce su certi alberi…
Qui utilizzerò invece un approccio diverso, vale a dire non definirò alcunché di ciò su cui voglio parlare – gli intellettuali – dando per scontato e per legittimo che ognuno abbia il suo concetto, come lo abbiamo della banana di cui sopra.
Preferisco dunque esordire così: si può essere intellettuali in molti modi, ma sicuramente uno dei più faticosi è di mettersi di traverso al proprio tempo, denunciandone - o denudandone – le illusioni, le ingenuità, le ipocrisie. Rispetto ad altri, questo approccio ha perlomeno il merito di restringere il numero dei meritevoli di quel termine a pochi, pochissimi nomi e nel contempo di evidenziarne un comune denominatore di avversione all’appiattimento e all’omologazione.
Intesi in questo senso, bisogna infatti dire che se ne conterebbero pochi. La mia lista personale avrebbe solo Leopardi, Baudelaire, Pound, Orwell, Pasolini, Sciascia, Chomsky. Ma non è di questa che intendo parlare.
Da noi c’è un verbo che, a seconda di come viene usato, assumere valenze opposte. È il verbo “pettinare” che, nel suo senso figurato o antifrastico, significa rimproverare o criticare aspramente qualcuno. Nel contempo, quando il verbo compare nell’espressione altrettanto figurata “pettinare per il verso del pelo” significa più o meno il contrario, vale a dire adulare, lusingare, assecondare. Se considerassimo gli intellettuali come “pettinatori”, credo che avremmo colto alquanto empiricamente la doppia valenza del loro operare: criticare e compiacere. Le due azioni naturalmente non si escludono a vicenda; possono infatti essere coordinate, concomitanti o addirittura succedanee – tutto sta a che valore diamo a quella e.
Gli intellettuali di oggi – o almeno coloro cui si appunta quel titolo – sanno bene che quella vocale è fondamentale, perché è esattamente ciò che attraverso opportuni e oculati dosaggi consente la loro esistenza, che non è un privilegio castale dato una volta per tutte, ma dipende dalla loro visibilità mediatica, da quanto e come se ne parla sul palcoscenico dei media, le cui luci, come si sa, sono sempre accese.
Cosa produce un intellettuale? Un intellettuale è pagato per “esserci”. Egli suscita la polemica, pone la questione, insinua il dubbio, solleva l’obiezione, pago di esercitare quel ruolo che non la società gli assegna, ma il teatrino mediatico e social-mediatico che si interpone fra il pubblico e l’informazione e che ormai è scambiato sempre più spesso per quest’ultima.
Del resto siamo tutti nell’era dell’esserci e se non ci siamo, non siamo. Perché dovrebbe essere differente per un intellettuale? |
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